Sulle origini di Salerno mancano notizie precise. L’origine di “Salernum” potrebbe essere ricondotta ad una colonia greca ed il suo nome sembra derivi da “Salum” (mare) ed “Irnum”. Proprio dove oggi è edificato il centro storico di Salerno era ubicato il “Foro”, con precisione nell’attuale Piazza Abate Conforti, sede del “Decumano”, collegato con il mare da quella che oggi chiamiamo Via Botteghelle. Nel 216 a.C., a differenza di altre città campane, Salerno si schierò al fianco dei romani per combattere, nella 2^ guerra punica, i cartaginesi; tale valorosa alleanza fu premiata dai vittoriosi romani che attribuirono a Salerno lo status di colonia cittadina romana ed il titolo “Ordus Populusque Salernitanus”. La giurisdizione salernitana si estese oltre i confini campani, fino a Reggio a sud e fino allo Ionio, in Puglia. Nel 644 d.C., durante le invasioni barbariche, Salerno fu occupata dai Longobardi che le riconobbero però piena dignità e lasciarono intatte le più importanti istituzioni, tra cui la antichissima “Scuola Medica”. Nel 762 Salerno divenne Principato, retto dal Duca di Benevento, Arechi II, che fu incoronato Principe di Salerno. Il Principato durò oltre 750 anni. Intorno alla metà dell’ 800 la provincia di Salerno era divisa in 5 “gastaldati”: Salerno – Conza – Rota – Sarno e Lucania (attuale Cilento). I Saraceni, nonostante ripetuti tentativi, non riuscirono a conquistare la città; è passata alla storia la battaglia dell’anno 871, conclusasi con una carneficina dei soldati guidati da Abd-Allah, intorno al “Torrione” che da allora prese il nome di “carnaia” (attuale Forte la Carnale).Nel 985 la città da sede Vescovile divenne sedeArcivescovile per volere del Papa Giovanni XV. Nel 1075 terminò il dominio dei Longobardi ed iniziò quello dei Normanni, guidati dal grande Roberto il Guiscardo, sotto il cui regno Salerno divenne una città fastosa e potente, con la realizzazione del Castello Terracena (Castello di Arechi) e del magnifico Duomo dedicato a S. Matteo Apostolo, Santo Patrono della Città di Salerno, del quale sono qui conservate le spoglie, insieme a quelle di altri Santi tra i quali S. Gregorio Magno. Papa Gregorio VII, perseguitato dal potere dell’epoca, si rifugiò a Salerno, dove concluse la sua vita nel Cenobio di San Benedetto il 25 maggio 1085. Successivamente la città divenne Capitale di un Regno Normanno con Ruggero II, periodo durante il quale si ebbe uno sviluppo notevole delle attività commerciali ed industriali, ma anche degli studi medici e filosofici.Con la venuta degli Svevi, purtroppo, iniziò la lenta decadenza di Salerno che divenne ancora più evidente con l’avvento degli Angioini. Arrigo VI ed il figlio distrussero la città e Federico II completò l’opera di distruzione, anche in altri centri della provincia, uccidendo centinaia di salernitani. Solo grazie all’intervento del grande concittadino Giovanni Da Procida, che riuscì ad influenzare il figlio di Federico II, Manfredi, si ebbe una tregua che permise alla città di tirare il fiato ed avviarsi ad una lenta ripresa economica e sociale. Fu istituita la famosa Fiera di settembre e fu costruito il molo che prese il nome di Molo Manfredi.Ma si trattò solo di una tregua, un breve periodo di ritrovato benessere, perchè avvenimenti successivi quali guerre, lotte civili ed altre calamità, fecero ripiombare in rovina la città e la provincia che passarono di mano in mano ai Signori di turno: Colonna; Orsini; Sanseverino. Solo Ferrante Sanseverino tentò di ribellarsi agli stranieri invasori ma fu ben presto sconfitto ed esiliato in Francia. Dopo 754 anni di dominio, durante tutto il medioevo, il glorioso Principato di Salerno vide così la sua fine che divenne ancora più definitiva col dominio spagnolo che ridusse la città ai minimi termini sia come popolazione, sia come povertà. Il vasto Principato salernitano fu messo all’asta ed il 20 luglio 1572 fu venduto da Filippo V di Spagna al Duca di Eboli, Nicola Grimaldi, per la cifra di 128.000 scudi, da pagare con rate annuali di 24.000 scudi. Tale imbarazzante circostanza spinse alcuni nobili salernitani, tra i quali Marcantonio Ruggi e Gianvincenzo Quaranta, ad offrire al Re Filippo V la somma di 60.000 scudi, pagando però in contanti ed in un’unica soluzione. Ma anche questa mossa non servì a far risollevare le sorti della città che affondò a causa del dilagare del malgoverno, della pirateria e del brigantaggio; tutte queste circostanze contribuirono a far piombare la città ed i cittadini nella miseria tanto da spingere molti ad insorgere e ad abbracciare la causa della rivoluzione, capeggiata da Ippolito da Pastena. Il 14 giugno 1566 fu la volta poi della peste che comparve anche a Salerno e nell’intero territorio provinciale compiendo una vera strage di vite umane; negli anni 1685, 1688 e 1694 si ebbero poi disastrosi terremoti che finirono di sprofondare la città in una tremenda miseria. Alla fine del XIX secolo Salerno e la sua provincia ebbero una buona ripresa nel campo commerciale ed i salernitani parteciparono attivamente alla lotta per l’Indipendenza, con il decisivo contributo dei ribelli cilentani. Il 6 settembre 1860 entrò in città Giuseppe Garibaldi, alla testa delle Camicie Rosse, e Salerno fu inclusa così nella libera Italia.

Periodo pre-romano
Il territorio di Salerno è stato abitato senza dubbio sin dalla preistoria, ma è dal IX – VI secolo a.C. che abbiamo le prime testimonianze di un insediamento etrusco-sannitico, Irna, che sorgeva sul fiume Irno nei pressi dell’attuale quartiere di Fratte.
Questo primo nucleo rappresentava un importante avamposto strategico-commerciale per i traffici tra gli Etruschi e le vicine colonie greche di Poseidonia ed Elea.

Periodo Romano 
Con l’avanzata dei Romani nell’Italia meridionale Irna perse importanza mentre nacque ai piedi della collina Bonadies la cittadina di Salernum, che si sviluppava intorno ad un castrum romano (una fortificazione).
Nel 197 a.C. l’insediamento si espanse quando venne dedotta una colonia su proposta del tribuno Caio Atinio. Ascritta alla tribù Menenia, essa era popolata da coloni Romani che avevano il ruolo primario di presidiare la regione e controllare le popolazioni che, al contrario di Salerno, erano state favorevoli ad Annibale. Con il tempo, la sua funzione militare cedette il passo a quella commerciale. La città era attraversata dalla via Popilia, che collegava Roma alla Lucania e a Reggio, e di conseguenza divenne un nodo cruciale per i traffici da e per l’Italia meridionale. I ritrovamenti archeologici, benché frammentari, fanno pensare a una città florida e vivace. Durante l’impero di Diocleziano era il centro amministrativo (sede dei correctores), insieme a Reggio, della provincia della Lucania e del Bruzio. Il decumano maggiore era l’attuale via Tasso, mentre il foro era situato nell’odierna piazza Conforti; nella stessa piazza la chiesa dell’Addolorata è stata eretta sui resti del tempio capitolino. Non molto distante, il palazzo arcivescovile è chiaramente ricavato su un preesistente tempio pagano (dedicato probabilmente a Pomona), data la presenza di colonne di spoglio sul perimetro esterno.Con le invasioni barbariche e la guerra greco-gotica, Salerno seguì il destino delle altre città del meridione passando sotto il dominio bizantino. Durante la campagna contro gli Ostrogoti, intorno al 538 d.C., condotta dai bizantini Belisario e Narsete, il castrum romano presente sul monte Bonadies, primo nucleo del Castello di Arechi, venne restaurato ed ampliato assumendo una notevole importanza strategica

Periodo Longobardo
Salerno restò bizantina fino al VI secolo. Dopo una lunga lotta tra Bizantini e Longobardi, nel 646 d.C. la città cadde in mano a questi ultimi come parte del Ducato di Benevento.Il Principato di Salerno intorno al Mille raggiungeva il mar Ionio ed includeva tutta l’attuale Basilicata Con l’avvento dei Longobardi cominciò per la città il periodo più ricco della sua storia, un periodo che sarebbe durato più di cinque secoli, in un acme di splendore e fama mai più raggiunto in seguito. Nel 774 il principe di Benevento Arechi II decise di trasferire la sua corte a Salerno. La città acquistò importanza e vennero fatte costruire numerose opere tra cui la sontuosa reggia della quale rimangono tracce sparse nel centro storico più l’intera Cappella Palatina (Chiesa di San Pietro a Corte). Nel 839 il principato di Salerno divenne indipendente da Benevento, venendo così a comprendere i territori del Principato di Capua, la Calabria settentrionale e la Puglia fino a Taranto.Il principe Guaimario IV, nella prima metà dell’anno 1000, annesse anche Amalfi, Sorrento, Gaeta ed il Ducato di Puglia e Calabria, cominciando così ad accarezzare il sogno di riunire tutta l’Italia meridionale.

Opulenta Salernum fu la dizione coniata sulle monete che erano battute dalla città per i suoi traffici nel X e XI secolo, a testimonianza del momento di particolare splendore.Il principato tuttavia era scosso dalle continue incursioni dei Saraceni e dalle lotte interne per il potere. In uno di questi complotti, nel 1052, Guaimario venne assassinato. Gli successe il figlio, Gisulfo II, ma il dominio Longobardo sul meridione era ormai avviato al termine.

Periodo Svevo 
I Salernitani si dimostrarono immediatamente ostili agli Svevi: sequestrarono letteralmente l’erede normanna Costanza D’Altavilla per impedire che andasse in sposa al figlio del Barbarossa, Enrico VI. Questi, divenuto imperatore e sceso in Italia per rivendicare il trono della moglie, ricambiò l’affronto saccheggiando e distruggendo la città nel 1194.Le cose non andarono meglio con il figlio, Federico II, che emanò diversi editti che relegarono Salerno a un ruolo di secondo piano. In particolare la Scuola Medica perse parte della sua importanza con la fondazione dell’Università a Napoli, anche se nelle Costituzioni Melfitane Federico riconobbe alla Scuola l’autorità esclusiva di rilasciare le lauree in medicina.Durante il regno di Manfredi furono iniziati i lavori di sistemazione del porto, fortemente richiesto dai Salernitani. A testimonianza di ciò, ancora oggi il molo più antico dello scalo porta il nome del principe Svevo.


I Sanseverino
A partire dal XIV secolo la città di Salerno e gran parte dell’attuale sua provincia divennero dominio dei principi di Sanseverino, una potente famiglia feudale che ebbe molta influenza sulle le sorti del Regno di Napoli per gran parte del Rinascimento.

Salerno nel 1600
Nel XV secolo la città fu teatro di scontro tra le case reali degli Angioini e degli Aragonesi, con cui i signori locali si allearono alternativamente.Il XVI secolo fu un secolo funesto per la città. Già durante la prima metà l’ultimo discendente dei Sanseverino (Ferrante Sanseverino, contrario all’Inquisizione) entrò in conflitto con i governanti spagnoli, portando alla rovina l’intera famiglia. La loro caduta si ripercosse anche sulle popolazioni, poiché i loro beni furono confiscati, suddivisi e quindi donati o venduti a numerosi signori, segnando l’inizio di un lungo periodo di decadenza per la città di Salerno.Nel 1647, parallelamente alla rivolta napoletana capeggiata da Masaniello, scoppiò a Salerno un moto popolare capeggiato dal pescinvendolo Ippolito di Pastina. La rivolta nacque come reazione alla miseria dovuta alla frammentazione del potere locale seguito alla caduta dei Sanseverino e all’indiscriminato aumento delle tasse da parte degli spagnoli. Come se non bastasse, nel 1656 la popolazione fu colpita da un’epidemia di peste che la decimò e quando la città stava ancora faticosamente riprendendosi subì un violentissimo terremoto il 5 giugno 1688, seguito da un altro nel 1694.Occorsero decenni a Salerno per risollevarsi da questi eventi funesti. Ai primi del settecento Salerno era ridotta ad un piccolo abitato di poche migliaia di abitanti.Solo nella seconda metà del settecento, dopo la fine dell’impero spagnolo, iniziò la lenta rinascita della città, che fu abbellita da alcuni palazzi e chiese.

Salerno durante il Risorgimento 
La maggioranza della popolazione di Salerno abbracciò entusiasticamente le idee risorgimentali, secondo lo storico Seton-Watson (in “Italy from Liberalism to Fascism, 1870-1925″) e nel 1861 molti salernitani parteciparono con Giuseppe Garibaldi all’ Unità d’Italia.Da allora la crescita della città è stata quasi vertiginosa: i ventimila abitanti che diedero il benvenuto a Garibaldi erano diventati ottantamila quando Salerno fu Capitale d’Italia nella prima metà del novecento.

L’industrializzazione nell’ottocento
Nell’ottocento nacquero a Salerno le prime industrie, per lo più a capitale straniero: nel 1830 sorse nella zona di Fratte una filanda ad opera della società svizzera Züblin Vonwiller, presto affiancata dagli stabilimenti di tessitura e tintura della società Schlaepfer-Wenner. Contemporaneamente sorgevano nella stessa zona di Fratte anche i molini e pastifici Dini , tra i più grandi dell’ epoca.La famiglia Wenner, in particolare, avrà un ruolo determinante nella storia delle manifatture di Salerno e della valle dell’Irno. La seconda e terza generazione di questa famiglia, nata a Salerno nei luoghi dove sono sorti gli stabilimenti, contribuirà a far crescere ulteriormente l’industria fino ai primi decenni del 1900.Nel 1877 risultavano sul territorio 21 fabbriche tessili con circa 10.000 operai: Salerno venne soprannominata “la Manchester delle Due Sicilie”. Per dare un termine di paragone, si pensi che nello stesso periodo a Torino, città tra le più industrializzate d’Italia, lavoravano in questo settore solo 4.000 operai.

Lo sbarco Alleato
Dal giugno al settembre del 1943 la città fu tempestata dai bombardamenti anglo-americani. La notte successiva l’8 settembre, giorno dell’armistizio, gli Alleati diedero inizio all’Operazione Avalanche: centinaia di navi affollarono il golfo da Vietri sul Mare ad Agropoli, mentre dal cielo l’aviazione batteva a tappeto la città di Salerno e la piana di Paestum. L’esercito tedesco cercò di contenere gli Alleati, ma i generali Clark ed Alexander riuscirono a raggiungere Salerno e furono accolti con entusiasmo dalla popolazione.
Le battaglie durarono per più di una settimana, con enormi perdite anche tra i civili. Furono completamente distrutti 15.000 vani e quasi un quarto dei fabbricati industriali di Salerno. Oltre l’ottanta per cento degli immobili di Salerno furono danneggiati dai combattimenti.

Salerno Capitale d’Italia
Nei mesi successivi, dal 10 febbraio al 15 luglio 1944 Salerno fu Capitale d’Italia. All’inizio del 1944 l’Italia da Monte Cassino in su era ancora occupata dai tedeschi e in questo contesto la città di Salerno fu scelta per ospitare i primi governi del dopoguerra. Questi esecutivi di unità nazionale avvennero in seguito alla cosiddetta “svolta di Salerno” con cui i comunisti, guidati da Togliatti, misero da parte le loro avversità nei confronti della monarchia per costituire – insieme alle altre forze politiche – un governo di liberazione nazionale, che si concretizzò principalmente col Governo Bonomi II. L’11 febbraio 1944 si trasferì a Salerno il governo di Pietro Badoglio (Governo Badoglio I), a cui parteciparono due ministri salernitani (Giovanni Cuomo all’educazione nazionale e Raffaele Guariglia agli esteri). Il 27 aprile 1944 si riunì il primo Consiglio dei Ministri del governo di unità nazionale dopo la caduta di Benito Mussolini e del Fascismo, primo passo verso la restaurazione della democrazia in Italia.il ministro Cuomo, durante il Governo Badoglio II, ottenne la creazione del “Magistero” di Salerno con sede a Palazzo Pinto nell’antica “Via dei Mercanti”. In questa forma si concretizzò la rinascita degli studi universitari a Salerno, dopo che – sciolta la Scuola Medica Salernitana nel periodo napoleonico – anche l’ultimo scampolo di università salernitana era stato abolito dal ministro Francesco De Sanctis subito dopo l’Unità d’Italia.Ivanoe Bonomi (Governo Bonomi II), divenuto Presidente del consiglio il 18 giugno 1944, sostituì Pietro Badoglio e realizzò con Togliatti la Svolta di Salerno. Il 4 agosto 1944 Roma fu liberata dai Tedeschi ed il governo continuò a riunirsi a Salerno fino a metà agosto 1944, quando si trasferì a Roma. In questi cinque mesi di Salerno capitale, il Re Vittorio Emanuele III alloggiò a Villa Guariglia , una villa gentilizia a Raito , frazione di Vietri sul Mare , e partecipò alla vita politica salernitana. Alfonso Menna, che fu sindaco di Salerno negli anni cinquanta, era solito dire che l’idea di costruire il lungomare di Salerno era venuta anche dal Re d’Italia.